Rimatore fiorentino. Per volontà
della famiglia, che lo interdisse perché giocatore e dilapidatore di
beni, fu affidato alla tutela patrimoniale del fratello (V. SACCHETTI, FRANCO). Il disaccordo con i
parenti si accentuò in seguito, quando ne abbandonò le
tradizionali posizioni moderate per aderire al partito degli aristocratici
guelfi fiorentini. Nel 1369 fu inviato a Milano in qualità di
ambasciatore presso Barnabò Visconti, dove la sua situazione finanziaria
peggiorò e fu incarcerato per debiti. Dopo una breve adesione ai circoli
di devozione legati a Caterina da Siena, nel 1379 entrò in contatto con i
fuoriusciti fiorentini e da questi venne inviato in città con il compito
di organizzarvi un complotto contro il Governo popolare. Scoperto fu catturato e
condannato a morte. Le rime, poco numerose, riflettono la frequentazione con le
corti dell'Italia settentrionale; composte in occasioni particolari (momenti di
tristezza, di disperazione, di entusiasmo, ecc.), esse si distinguono per vigore
ed intensità di toni e di immagini. Di particolare valore sono le due
canzoni sulla Fortuna, le laudi della fase cateriniana e la canzone sulle
condizioni della Chiesa, pronunciata dalla Chiesa stessa personificata (Firenze
1340-1379).